All'alba della storia, l'umanità era impegnata nello studio del sogno.

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5 mar 2024
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Prima dell'alba della storia, l'umanità era impegnata nello studio del sogno. Il saggio tra gli antichi era soprattutto l'interprete dei sogni. La capacità di interpretare con successo o in modo plausibile era la strada più rapida per il favore reale, come trovarono Giuseppe e Daniele; la mancata soddisfazione a questo riguardo portava all'esilio dalla corte o alla morte. Quando uno studioso traduce laboriosamente una tavoletta cuneiforme scavata da un tumulo babilonese dove è rimasta sepolta per cinquemila anni o più, è probabile che ne risulti un trattato astrologico o un libro dei sogni. Se il primo, lo consideriamo con una certa indulgenza; se quest'ultimo con puro disprezzo. Perché sappiamo che lo studio delle stelle, sebbene intrapreso per ragioni egoistiche e perseguito con spirito di ciarlataneria, ha portato alla fine alla scienza fisica, mentre lo studio dei sogni si è rivelato non redditizio quanto il sognarli. Dall'astrologia è nata l'astronomia. Dall'oniromanzia è cresciuto... niente.
Questo almeno era sostanzialmente vero fino all'inizio del presente secolo. I libri dei sogni in tutte le lingue continuavano a essere venduti in edizioni a buon mercato e gli interpreti dei sogni si guadagnavano una vita dignitosa o comunque agiata al di fuori delle classi più povere. Ma lo psicologo prestava raramente attenzione ai sogni, se non incidentalmente nel suo studio delle immagini, delle associazioni e della velocità del pensiero. Ma ora è avvenuto un cambiamento nello spirito dei tempi. L'argomento del significato dei sogni, così a lungo ignorato, è improvvisamente diventato oggetto di energico studio e di ardente controversia in tutto il mondo.
La causa di questo rinnovato interesse è il nuovo punto di vista proposto dal professor Bergson nel saggio che qui viene reso accessibile al pubblico di lettori inglesi. Questa è l'idea che possiamo esplorare il substrato inconscio della nostra mentalità, il magazzino dei nostri ricordi, per mezzo dei sogni, poiché questi ricordi non sono affatto inerti, ma hanno, per così dire, una vita e uno scopo propri, e si sforzano di elevarsi alla coscienza ogni volta che ne hanno la possibilità, anche nella semi-coscienza di un sogno. Per usare la sorprendente metafora del professor Bergson, i nostri ricordi sono compressi sotto pressione come il vapore in una caldaia e il sogno è la loro valvola di sfogo.
Che questa sia più di una semplice metafora è stato dimostrato dal professor Freud e da altri della scuola viennese, che curano i casi di isteria inducendo il paziente a dare espressione alle angosce e alle emozioni segrete che, a sua insaputa, hanno depredato il suo mente. L'indizio di questi pensieri inquietanti si ottiene generalmente nei sogni o in simili stati di coscienza rilassata. Secondo i freudiani, un sogno significa sempre qualcosa, ma mai quello che sembra significare. È simbolico ed esprime desideri o paure che normalmente ci rifiutiamo di ammettere alla coscienza, sia perché sono dolorosi sia perché ripugnano alla nostra natura morale. Un guardiano è di stanza al cancello della coscienza per tenerli indietro, ma a volte questi sgraditi intrusi gli sfuggono sotto mentite spoglie. Nelle mani di fanatici freudiani, questa teoria ha sviluppato la più sfrenata stravaganza, e la voluminosa letteratura della psicoanalisi contiene molto di ciò che sembra al profano altrettanto assurdo della roba che riempie il libro dei sogni da venticinque centesimi.
È impossibile credere che il subconscio di ognuno di noi non contenga nient'altro che gli esemplari sporchi e mostruosi che essi tirano fuori dalle profondità mentali dei loro pazienti neuropatici ed esibiscono con tanto orgoglio.
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