Alessandra Torresan

Sono nata a Castelfranco Veneto il 18 dicembre 1991. Sì sì, esattamente una settimana prima di Natale, ed è una gran sfortuna da bambini: regali di compleanno inglobati in quelli di Natale e viceversa, cosicché diventa tutto un enorme calderone in cui non si riesce più a distinguere se a nascere sei stata tu o Gesù bambino. A parte il trauma infantile, questa cosa del calderone deve essermi rimasta dentro.Ho vissuto molti anni ai piedi del Monte Grappa: vedevo l’imponenza della natura e insieme la città, il traffico, la gente, in particolar modo quando ho iniziato il liceo a Bassano del Grappa (sì, quello con gli alpini, il ponte, la grappa e tutto il resto). Piuttosto calderone è anche la mia formazione: ho frequentato l’indirizzo scientifico, tuttavia ho continuato a coltivare una passione umanistica per la parola e le sue forme letterarie durante tutti e cinque gli anni. E alla fine, seppur contaminata da seni, coseni e tangenti, questa predilezione mi ha portato a scegliere Lettere Moderne. E ora, dopo un paio di lauree e alcuni mesi nei nostalgici paesaggi gallesi della Cardiff University, sono un’insegnante, o almeno ci provo. Mi piace leggere, ma soprattutto scrivere. Mi piace il silenzio, ma soprattutto la parola. Mi piace ascoltare, ma soprattutto riflettere. Mi piace osservare, ma soprattutto scompigliare le cose, come il vento con i capelli. Credo che, a volte, il disordine sia affascinante. Amo partire, in tutti i sensi, ma con una punta di nostalgia. Amo le cose che stanno alla fine: i tramonti, Dicembre, le parole alla porta e i dessert. Spesso adoro occuparmi di cose inutili ma di inestimabile bellezza: quindi cammino, sedimento pensieri, a volte do loro forma con gli acquerelli.Mi piace più di tutto accogliere, senza cercare per forza di capire. E questo credo che sia molto potente, e anche molto femminile.Al momento cerco di seguire il ritmo di questa folle e straordinaria vita.E sono felice.